Lavoro non pagato? Basta!

Da molti anni, le caratteristiche del lavoro domestico e di cura, svolto ancora oggi per il 71,9% dalle donne – ovvero, la disponibilità permanente h24 per 7 giorni su 7, la dipendenza dalle necessità e urgenze altrui, la totale versatilità in assenza di un mansionario chiaramente pattuito, la completa mancanza di tutele e regolarità, l’assoluta incongruenza tra ore di lavoro e remunerazione – sono diventate comuni a tutto il lavoro.

Ormai quella bravura ritenuta tipicamente femminile nel costruire reti, nel prendersi cura dell’altro o nel sedurlo, è una delle competenze più gettonate dal mercato e viene richiesta a tutti e tutte, sebbene con meccanismi diversi per mobilitare le diverse identità di genere: non si tratta più solo di “saper fare” qualcosa, ma di mettere a profitto anche tutto quello che fa parte del “vivere”, le passioni, le idee, la capacità di relazionarsi, l’affettività.
Come dimostra sfacciatamente l’operazione Expò 2015 il modello produttivo attuale aspira a rifondarsi proprio sul nostro lavoro gratuito: moltitudini di persone vengono spinte a desiderare di essere selezionate tra i 20 mila volontari/e di Expò, a coltivare la speranza di includere nel curriculum qualcosa che li renda più appetibili sul mercato del lavoro.

Ma anche a Bologna, gran parte dell’offerta culturale è basata sul lavoro gratuito di lavoratori/-trici della comunicazione e dello spettacolo che lo fanno “per piacere”, “per missione”, per avere spazi di espressione, farsi un nome e procurarsi contatti che, in un giorno sempre più evanescente e lontano, potrebbero finalmente concedere loro di lavorare per un giusto compenso.

E’ lo stesso mix di desiderio, senso di responsabilità e ricatto che spinge migliaia di lavoratrici e lavoratori del sociale a spendersi ben oltre il tempo di lavoro pagato, per mantenere la qualità di un servizio, per fare qualcosa in cui credono, ma anche per aumentare le probabilità di farsi rinnovare il contratto, per farsi assegnare più ore, per cercare, un domani, di mettere insieme un reddito.
E’ proprio questa economia fondata sulla promessa che spinge migliaia di studenti o disoccupati a competere per stage o tirocinii non pagati per accumulare esperienze, crediti, punti fedeltà all’azienda o ente di turno, incitando all’autosfruttamento – anche se lo chiamano autoimprenditorialità -, agitando la chimera del successo, della sicurezza, della stabilizzazione o della soddisfazione di fare un lavoro che più o meno ci piace.

Ma a che prezzo?

La stessa ricerca di lavoro, il tempo di vita speso per aggiornarsi, per accumulare credenziali formative, per prepararsi per un colloquio, per il trucco e parrucco per andare a lavorare, per rendere la propria immagine e il proprio modo di fare consoni all’ambiente di lavoro e all’imperativo di mantenere relazioni sorridenti e produttive con colleghi, committenti, clienti, sono tutte attività non pagate ma obbligatorie, che producono profitto e ricchezza che non vengono mai redistribuite socialmente.

Se sei stanca/o di regalare te stesso, il tuo tempo e la tua vita il tempo dello sciopero sociale batte anche per te!

Anche tu, lavoratore/lavoratrice precaria, intermittente, in nero, con partita iva, socia/o di cooperativa, alla ricerca spasmodica di lavoro, con il tuo portatile instancabilmente pronto a intercettare e a produrre flussi di informazione, alla continua rincorsa del vestito adatto e del look più in da sfoggiare all’ennesimo colloquio, tu che hai perso il confine tra casa e luogo di lavoro, che hai fatto diventare il tavolo della cucina una postazione su cui accumulare progetti, progetti e progetti.

Anche tu, attacchinatrice/-tore di annunci con frange che ti proponi come baby-sitter, badante, aiuto stiro, aiuto-compiti, aiuto traslochi, casalinga sull’orlo di una crisi di nervi, puoi scioperare incrociando le braccia, la testa e il cuore con le altre e gli altri strikers.

14 novembre 2014 –  Sciopero sociale #14N – scioperosociale.it – pagina facebook (aperta) del laboratorio per lo sciopero sociale di Bologna

scarica il volantino: declaration lavoro non pagato

 

 

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