Siamo lelle, froce, trans, puttane e marchettare native, migranti, terrone, di seconda generazione e italiane senza cittadinanza, infette.
Abbiamo indetto lo stato di agitazione permanente al grido di Non Una di Meno contro la violenza di genere e dei generi e contro i governi che la legittimano. Vogliamo sfilare insieme nella manifestazione del 24 novembre a Roma. Ci vediamo alle 14 in Piazza della Repubblica (davanti alla chiesa) sotto lo scriscione “Orgogliose antirazziste”, lo stesso che abbiamo portato a Macerata, a Firenze, a Ventimiglia e a Verona.
Come abbiamo scritto nel Piano femminista contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, sappiamo che la violenza che ci colpisce è strutturale e sistemica e le forme che assume sono molteplici, trasversali e intrecciate. Così anche le nostre lotte e la nostra resistenza.
Saremo a Roma perchè l’eterosessualità obbligatoria è la radice comune della violenza contro le donne, contro trans, lesbiche, gay e lavoratrici/tori del sesso.
Perché vediamo chiaramente il carattere macista dei discorsi razzisti e nazionalisti che stanno infestando il nostro paese (e non solo), e al tempo stesso percepiamo il razzismo e il colonialismo di cui è imbevuto l’immaginario e la costruzione dei generi in Europa.
Perchè il nesso che lega tutti i provvedimenti e i discorsi di questo governo è la volontà di imporre la riproduzione della nazione bianca ed eterosessuale. Un progetto delirante e mostruoso al quale, se mai dovesse essere offerto un posticino alle coppie gay e lesbiche più rispettabili, non intendiamo collaborare.
Saremo a Roma perchè mentre noi siamo sfrante dallo sfruttamento e dalla precarietà, Di Maio progetta un reddito di cittadinanza che viene assegnato al capofamiglia: tutto il contrario del reddito di autodeterminazione per cui ci battiamo da tempo, incondizionato, garantito a tutti/e a prescindere dalla nazionalità e assegnato ai singoli individui, in modo che sia uno strumento per liberarci dal ricatto della precarietà e rompere la dipendenza economica che impedisce a tant* gay, lesbiche, trans, donne e ragazze di andarsene di casa e di vivere la propria sessualità come vogliono.
Saremo a Roma perché vogliamo autodeterminazione e libertà per le persone trans che per la legge italiana sono costretti/e a farsi sterilizzare se vogliono il cambio di documenti e a farsi diagnosticare da uno psichiatra se vogliono accedere legalmente agli ormoni. Perchè vogliamo reagire alla violenza contro lesbiche, gay, trans, donne nelle famiglie, nelle scuole, negli spazi pubblici, sul lavoro, nella sanità e ovunque. Perché vogliamo fermare le mutilazioni genitali su* neonat* intersex, praticate nel silenzio negli ospedali pubblici.
Perché almeno fino al giorno in cui non sarà abolito il lavoro vogliamo essere sicure da qualsiasi tipo di violenza e di stigma quando facciamo lavoro sessuale. Perché anche quando facciamo lavori apparentemente “normali” sappiamo di essere sfruttate anche sessualmente, nel momento in cui ci è richiesto di offrire il nostro corpo quantomeno agli sguardi, di sedurre, flirtare, sorridere, gestire docilmente e garbatamente le avances e le molestie. Sappiamo bene che lo stigma della puttana colpisce duramente le sex workers ma serve a terrorizzare tutte le donne per continuare a disciplinare la loro sessualità e per questo lo combattiamo unite. (Ci) battiamo inoltre per la decriminalizzazione reale e completa del sex work, dalle leggi statali fino alle ordinanze comunali.
Per tutti questi motivi, scendiamo in piazza a testa alta e culo aperto, manifestiamo, balliamo per le strade, nelle piazze, facciamo festa, ci organizziamo e tramiamo contro l’orrore di questo sistema sessista, razzista e neoliberista.