proposta di traccia per l’autoinchiesta di cui si è parlato durante l’assemblea del 15 dicemebre 2012 a Bologna
TRACCIA DI AUTOINCHIESTA
Sono emersi tre “campi” (forse quattro):
a) ricerca e sperimentazione di forme di attivismo sostenibili e compatibili con le vite precarie, che non implichino militanza sacrificale e dicotomia militanza/vita.
b) mutualismo, scambio di sostegno materiale, autorganizzazione di welfare a tutti i livelli
c)ricerca e sperimentazione di forme di intimità, mono/poligamiche, sessuate o non, di affetto, di sostegno e cura che mettano in discussione i modelli etero/omonormativi (ricordandoci che essere in una coppia omosessuale o non avere progetti riproduttivi forse è già qualcosa, ma non è certo abbastanza). Attenzione alla distribuzione del lavoro di cura lungo le linee del genere, delle generazioni, della razza, della classe, ma anche fra interno ed esterno del “nucleo” familiare comunque inteso.
d) come si finanziano i nostri collettivi/gruppi/associazioni? E come ci finanziamo noi stesse (= come ci guadagniamo da vivere)? Quanto le due cose sono collegate (autoreddito, costruzione di “carriere” sulla base delle passioni e delle competenze acquisite nella militanza)? Perchè non scambiarci informazioni in merito? (Ricordiamoci però che non siamo tutte ricercatrici, artiste, educatrici ecc.)
Osservati/osserviamoci:
step 1
rispetto a ogni punto chiedersi:
– quali pratiche stiamo già sperimentando
e
– dove, quando, e rispetto a quali situazioni concrete sentiamo un buco, avvertiamo un disagio, un malessere, una mancanza
step 2
rispetto a ogni pratica/sperimentazione individuata chiedersi:
– quanto e come rappresenta una forma di resistenza, un elemento di sovversione, apre un conflitto, costruisce qualcosa di nuovo, ci sottrae allo sfruttamento capitalistico (in senso materiale e simbolico, a livello individuale e collettivo)
e
– quanto e come rappresenta invece una semplice strategia di sopravvivenza o una forma di sussidiarietà, che potrebbe persino rivelarsi funzionale al capitale
step 3
rispetto a ogni pratica/sperimentazione individuata chiedersi:
– come potenziarne gli aspetti di resistenza/sovversione a scapito di quelli di sopravvivenza/compatibilità/sussidiarietà
– come porrebbe essere replicata ed estesa
rispetto ai buchi e alle mancanze di cui allo step 1:
– chiedersi cosa si potrefare
– ove possibile provare subito a farlo
– comunicare che lo si sta facendo e poi raccontare come è andata
step 4:
“Ci sono domande cui volevi/volevate rispondere che non ti abbiamo fatto?”
nota importante rispetto ai campi b e c:
notare che sono molto collegati, e che anche la questione di “quali bisogni” non è scontata. una traccia di riflessione utile secondo me potrebbe essere:
quali sono le nostre necessità materiali e affettive? quali riconosciamo e quali pensiamo di dover mettere in discussione? (perchè evidentemente se pensiamo di aver diritto a girare in suv o di vivere tutti da soli in una casa di 100 mq, o sentiamo il bisogno di avere la dedizione totale di un’altra persona per sentirci amate, forse dovremmo porci qualche domanda, e idem se per adattarci alla precarietà abbiamo abbassato le nostre aspettative al di sotto della soglia di povertà) chi o cosa vi provvede? quali rimangono insoddisfatte?