Gruppo di autoinchiesta Prestare/regalare/condividere soldi o altre risorse materiali

Campeggia transfemminista queer invernale

Villa Torre, Parco regionale dei gessi e dei calanchi bolognesi, 24-26 gennaio 2014

Gruppo di autoinchiesta
Prestare/regalare/condividere soldi o altre risorse materiali

[leggi i report degli altri gruppi]

A chi dai?  
Da chi ricevi?  
A chi senti di poter chiedere?  
Da chi ricevi richieste?  
Per quali bisogni?  
Come influenza la relazione?  
A chi racconti / di chi conosci la situazione economica?  

RECIPROCITA’, PERCEZIONE DELLA LEGITTIMITA’ DEI BISOGNI, RISCHI, INVESTIMENTO, RELAZIONI IN CUI E’ RITENUTO SOCIALMENTE “LECITO” CHIEDERE. 

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Queerbrrr! – Campeggia invernale

Pratiche di autoinchiesta frocia e consultorie queer

24-26 gennaio 2014

Villa Torre (presso bioagriturismo Dulcamara),  Parco Regionale dei Gessi Bolognesi, Ozzano nell’Emilia (BO) Continua a leggere

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Report dei tre tavoli della campeggia transfemminista*queer

Finalmente on line i report dei tre tavoli della campeggia transfemminista*queer.

lavoro

altre intimità 

neomutualismo

Creative Commons License

Tutti i report sono sotto licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 4.0 International License. Ulteriori permessi per l’utilizzo di questi testi possono essere richiesti a: campeggia AT anche PUNTO no

 

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14 e 15 dicembre, assemblea nazioAnale a Bologna

 

13-14-15 dicembre 2013

 

ASSEMBLEA SOMMOVIMENTO NAZIOANALE di collettivi e singolarità trans femminist* queer a Bologna

 Programma Continua a leggere

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Diritto di Sfamiglia – suggerimenti di lettura

Questi documenti ci sembrano interessanti perchè oltre a spiegare perchè non è una buona idea fare del riconoscimento giuridico delle coppie la propria rivendicazione centrale se non unica (1, 2), danno anche un contributo alla formulazione di rivedicazioni alternative (2) e addirittura all’immaginazione di un intero impianto giuridico non basato sul modello coniugale (3). E in quest’ultimo caso, la fonte non è un gruppo di folli queer radicali, ma la Canada Law Commission.

Ci ripromettiamo di tradurre e commentare più estesamente questi testi al più presto, ma intanto eccoveli qua:

(1) Marriage will never set us free, by Dean Spade & Craig Willse.

(2)“Mariage pour tous” et emancipation sexuelle, di Gianfranco Rebucini.

(3) Beyond conjugality, by Canada Law Commission.


							
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Stop agli interventi di chirurgia cosmetica genitale su neonati e bambin* intersex/dsd

COMUNICATO STAMPA da intersexioni.it

Adesione alle manifestazioni pacifiche che si svolgeranno dal 19 al 22 Settembre a Milano contro la chirurgia estetica genitale sui neonati e bambini intersex/dsd. Continua a leggere

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Relazioni senza nome. Reti di affetti, solidarietà, intimità e cura oltre la coppia eterosessuale obbligatoria.

Da Laboratorio Smascheramenti:

A grande richiesta pubblichiamo la tesi di laurea specialistica di Alessia Acquistapace, nata dall‘autoinchiesta sulle relazioni del laboratorio Smaschieramenti.

La tesi è pubblicata sotto questa licenza creative commons: Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Italy  

In sostanza potete scaricare, riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, recitare (?!) la tesi o parti di essa purchè citiate la fonte, riconoscendo la maternità dell’opera, e purchè lo facciate a fini non commerciali.

Per usi diversi da questi, dovete chiedere il permesso all’autrice scrivendo a alessia(punto)acquistapace(chiocciola)inventati(punto)org, mettendo in copia anche infosmaschieramenti(chiocciola)inventati(punto)org. (Le mail sono scritte così per proteggerle dallo spam)

Se riproducete il testo o parti di esso, abbiate cura che la licenza Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Italy   sia sempre indicata chiaramente.

Commenti, suggerimenti, contribuiti, segnalazioni sul tema saranno molto apprezzati: potete utilizzare lo spazio dei commenti sotto questo post oppure gli stessi indirizzi email indicati sopra.

Buona lettura!

Scarica il pdf Relazioni senza nome_Alessia Acquistapace

Leggi l’abstract su Iaph Italia

 

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Il programma della campeggia trans*queer*femminista

Un altro genere di lotta è possibile!

Il SomMovimento nazioAnale, gruppo composto da singolarità e collettivi queer
e transfemministi provenienti da tutta Italia, si incontra nel Salento per
parlare, discutere, conoscersi ed organizzare nuove forme di resistenza e di
lotta.
Da mercoledì 28 agosto a domenica 1°settembre ci ritroveremo in un campeggio
autorganizzato, autogestito e autofinanziato per confrontarci su queer,
femminismi, precarietà, sessualità, piaceri, intimità, pratiche di mutualismo e
welfare non subordinate al concetto di famiglia, strategie di resistenza
collettiva a crisi economica/violenza/repressione.
Workshop, plenarie, pranzi autorganizzati, feste e mare per discutere in relax
e creare nuove reti ed organizzare le nostre lotte per un autunno caldo e sexy.

Portate una tenda, un sacco a pelo, gavette e bicchieri per non usare
plastica.
La campeggia è una zona no-macho, antifascista, antirazzista, veg(etari)ana.

Per info e adesioni: campeggia@anche.no / 328.2609045

PROGRAMMA:

MERCOLEDI’ 28
Arrivi previsti in giornata
15.00-16.00 pranzo
Arrivi previsti in giornata
21.00-22.00 cena

GIOVEDI’ 29
sveglia, colazione e mare
15.00-16.00 pranzo
16:00-20:00 LAVORO E REDDITO:
Facciamo il punto sui passaggi che abbiamo aquisito: dalla critica della messa a valore delle differenze come target di mercato alla presa sulla dimensione produttiva della differenza (diversity management, pinkwashing aziendale); precarietà come “queerizzazione” del lavoro; l’emergere della dimensione affettiva (riconoscimento degli affetti queer, lavoro affettivamente necessario). Tuttavia un primo ciclo di lotte contro il lavoro precario pare chiuso a causa di una generalizzazione della precarietà. Emerge per tutte e tutti il problema di un reddito relativamente sganciato dal lavoro. Tematizzare la dimensione post-precaria/queer attuale a quale ricomposizione politica allude? Questo decentramento dalla sessualità all’affettività come modifica il significato delle nostre lotte?
21.00-22.00 cena

VENERDI 30
sveglia, colazione e mare
13.00-15.00 ALTRE INTIMITA’
Spazio di autoriflessione non ideologica sulle nostre effettive pratiche d’amore, intimità e relazione, connesse con la necessità di mettere a forte critica modelli di welfare fondati su individuo/cittadino/famiglia per leggere invece le potenzialità di autorganizzazione sociale interne alle nostre reti affettive. Come tradurre in rivendicazione politica le nostre pratiche e i nostri desideri non conformi?
15.00-16.00 pranzo
16.00-18.00 ALTRE INTIMITA’
19.00-24.00 SADOMASO PER PRINCIPIANTI -workshop: Sadomaso: gioco dei ruoli e del potere o incurabile parafilia? Laboratorio teorico, pratico e creativo di liberazione del desiderio.
Durante il workshop si alterneranno, momenti di discussione e confronto sugli aspetti storici, politici e sociali del BDSM e momenti di gioco e sperimentazione diretta. Si raccomanda di portare fatasie perverse e voglia di giocare. A cura di nita e Leela: attiviste e buffone queer.
21.00-22.00 cena

SABATO 31
sveglia, colazione e mare
12.00-15.00 VIOLENZA NEI MOVIMENTI
15.00-16.00 pranzo
16:00-20:00 NEOMUTUALISMO/WELFARE/BENESSERE/SALUTE: Partendo da pratiche politiche che non separano vita/militanza, ci troviamo a ragionare e costruire forme di organizzazione che attivino al tempo stesso reti politiche e reti di mutualismo. Crisi, mancanza di reddito, tagli al welfare hanno anche ricadute specifiche sulle soggettività queer che spesso sono ricacciate nelle nostre reti di mutuo aiuto. Possiamo ripensare a queste reti come base di una riorganizzzione politica? L’esempio paradigmatico, sul versante salute, è il percorso di istituzionalizzazione dei consultori (in ambito femminista e poi trans e lg): a partire dalle lotte degli anni ’70, il welfare universalistico è stato costretto a rideclinare servizi e welfare sulle soggettività transfemministequeer e le strutture create dai movimenti sono state stituzionalizzate. Oggi accade il percorso inverso e i consultori sono svuotati di senso, subiscono tagli di risorse o vengono deistituzionalizzati. Sperimentare una consultori@ transfemministaqueer, implica riattivare un discorso situato su sessualità e autodeterminazione, ripensare il welfare e le istituzioni del comune, praticare forme di autoorganizzazione che spostino l’asse dalla sanità alla salute e al benessere sociale. Confrontiamo le varie esperienze e analisi.
21.00-22.00 cena

DOMENICA 1
Chiusura della campeggia, documento da cui ripartire per la lotta, appuntamenti (di piazza e di confronto).

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Campeggia trans*queer*femminista

campeggia2013_corretto

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Chi difende il bambino queer?

di Beatrice Preciado*

Il 13 gennaio a Parigi una manifestazione per i diritti dei bambini.

queerchild

Cattolici, ebrei e musulmani integralisti, seguaci disinibiti di J.-F. Copé [il leader della fazione più retrograda dell’Ump, il partito di destra ex-gollista, n.d.t], psicoanalisti edipici, socialisti naturalisti alla Jospin, sinistrorsi eteronormativi e il gregge crescente dei reazionari alla moda si sono trovati d’accordo domenica scorsa per fare del diritto dei bambini ad avere un padre e una madre l’argomento centrale per giustificare la limitazione dei diritti degli omosessuali. È il giorno della loro uscita pubblica, il gigantesco outing nazionale degli eterocrati. Difendono un’ideologia naturalistica e religiosa di cui sono ben noti i principi. L’egemonia eterosessuale ha sempre poggiato sul diritto a opprimere le minoranze sessuali e di genere. Il dato problematico è che essi costringono i bambini a portare in corteo questa scure patriarcale.

Il bambino [enfant, in francese bambino e bambina, n.d.t.], che Frigide Barjot [pseudonimo di Virginie Tellenne, giornalista di destra e animatrice della campagna contro Hollande e i “matrimoni per tutti”, n.d.t.] pretende di proteggere, non esiste: i difensori dell’infanzia e della famiglia si appellano alla figura politica di un bambino di loro costruzione, un bambino presupposto eterosessuale e normato secondo il genere. Un bambino privato di ogni forza di resistenza e di ogni possibilità di fare un uso libero e collettivo del proprio corpo, dei suoi organi e dei fluidi sessuali. Questa infanzia che pretendono di proteggere esige il terrore, l’oppressione e la morte.

La loro ninfa egeria, Frigide Barjot, approfitta dell’impossibilità dei bambini di ribellarsi politicamente al discorso degli adulti: il bambino è sempre un corpo cui non si riconosce il diritto di governarsi. Consentitemi di inventare, retrospettivamente, una scena di enunciazione, concedetemi il diritto di risposta a nome del bambino governato che io sono stato/a. Di difendere un’altra forma di governo dei bambini che non sono come gli altri.

Sono stato/a un giorno il bambino che Frigide Barjot si vanta di proteggere. E mi ribello oggi in nome dei bambini che questi discorsi fasulli intendono salvaguardare. Chi difende i diritti del bambino differente? I diritti del ragazzino che ama vestirsi di rosa? Della ragazzina che sogna di sposarsi con la migliore amica? Chi difende i diritti del bambino queer, checca, lesbo, transessuale o transgender? Chi difende i diritti del bambino a cambiar genere, se lo desidera? I diritti del bambino alla libera autodeterminazione di genere e sessualità? Chi difende i diritti dei bambini a crescere in un mondo senza violenza sessuale o di genere?

L’onnipresente discorso di Frigide Barjot e dei protettori dei «diritti del bambino ad avere un padre e una madre» mi riporta al linguaggio nel nazional-cattolicesimo della mia infanzia. Io sono nato/a nella Spagna franchista dove sono cresciuto/a in una famiglia eterosessuale cattolica di destra. Una famiglia esemplare, che i seguaci di Copé potrebbero erigere a emblema di virtù morale. Ho avuto un padre e una madre, che hanno adempiuto scrupolosamente la funzione di garanti domestici dell’ordine eterosessuale.

Nei discorsi francesi attuali contro il matrimonio e la procreazione medicalmente assistita per tutti riconosco le idee e gli argomenti di mio padre. Nell’intimità del focolare domestico egli articolava un sillogismo che invocava la natura e la morale per giustificare l’esclusione, la violenza e perfino la messa a morte degli omosessuali, dei travestiti e dei trans. Cominciava con «un uomo dev’essere un uomo e una donna una donna, per questo gli omosessuali sono sterili», fino alla conclusione implacabile: «se il mio bambino fosse omosessuale, preferirei ammazzarlo». E questo bambino ero io. Il bambino-da-proteggere di Frigide Barjot è l’effetto di un temibile dispositivo pedagogico, il luogo di proiezione di tutti i fantasmi, l’alibi che consente all’adulto di naturalizzare la norma. La biopolitica è vivipara e pedofila. Ne dipende la riproduzione nazionale. Il bambino è un artefatto biopolitico garante della normalizzazione dell’adulto. La polizia del genere sorveglia la culla dei viventi che devono nascere per trasformarli in bambini eterosessuali. La norma fa la ronda intorno a corpi teneri. Se tu non sei eterosessuale, la morte ti attende. La polizia del genere esige qualità differenti dal ragazzino e dalla ragazzina. Modella i corpi per disegnare organi sessuali complementari. Prepara la riproduzione dalla scuola al Parlamento, l’industrializza. Il bambino che Frigide Barjot desidera proteggere è la creatura di una macchina dispotica: un seguace miniaturizzato che fa campagna per la morte in nome della protezione della vita.

Mi ricordo del giorno quando, nella mia scuola di buone suore, le Suore serve riparatrici del Sacro Cuore, madre Pilar ci ha domandato di disegnare la nostra futura famiglia. Avevo 7 anni. Mi sono disegnata moglie della mia miglior amica, Marta, con tre bambini e svariati cani e gatti. Avevo già immaginato un’utopia sessuale, dove esisteva il matrimonio per tutti, l’adozione, la procreazione medicalmente assistita…Qualche giorno dopo, la scuola ha spedito una lettera a casa, consigliando ai miei genitori di condurmi da uno psichiatra, per regolare al più presto un problema di identità sessuale. Seguirono numerose rappresaglie. Il disprezzo e il rigetto di mio padre, la vergogna e il senso di colpa di mia madre. A scuola si sparse la voce che fossi lesbica. Una manifestazione di seguaci di Copé e di Frigide Barjot si organizzava quotidianamente davanti alla mia classe. «Sporca lesbo» –dicevano– «adesso ti violentiamo, per insegnarti a scopare come Dio vuole». Avevo un padre e una madre, che furono incapaci di proteggermi dalla repressione, dall’esclusione, dalla violenza. Ciò che proteggevano mio padre e mia madre non erano i miei diritti di bambino, ma le norme sessuali e di genere che erano state loro inculcate nel dolore, mediante un sistema educativo e sociale che puniva ogni forma di dissidenza con la minaccia, l’intimidazione, la punizione e la morte. Avevo un padre e una madre ma nessuno dei due poté proteggere il mio diritto alla libera autodeterminazione di genere e sessualità.

Ho rifuggito quel padre e quella madre che Frigide Barjot esige per me, ne dipendeva la mia sopravvivenza. Ho avuto un padre e una madre, ma l’ideologia della differenza sessuale me li ha confiscati. Mio padre fu ridotto al ruolo di rappresentante repressivo della legge del genere. Mia madre fu privata di tutto quanto potesse eccedere la funzione uterina, di riproduzione della norma sessuale. L’ideologia di Frigide Barjot (allora articolata con il franchismo nazional-cattolico) ha spogliato il bambino che ero del diritto di avere un padre e una madre che avrebbero potuto amarmi e prendersi cura di me. C’è voluto parecchio tempo, conflitti e ferite per superare questa violenza. Quando il governo socialista di Zapatero propose, nel 2005, la legge sul matrimonio omosessuale in Spagna, i miei genitori, sempre cattolici praticanti di destra, hanno manifestato a favore di questa legge. Hanno votato socialista per la prima volta nella vita. Non hanno manifestato soltanto per difendere i miei diritti, ma anche per rivendicare il proprio diritto a essere padri e madri di un bambino non-eterosessuale. Per il diritto alla paternità di tutti i bambini, indipendentemente dal genere, sesso o orientamento sessuale. Mia madre mi ha raccontato di aver dovuto convincere mio padre, più riluttante. Mi ha detto: «anche noi abbiamo il diritto di essere i tuoi genitori».

I manifestanti del 13 gennaio non hanno difeso i diritti dei bambini. Difendono piuttosto il potere di educare i bambini nella norma sessuale e di genere, come presunti eterosessuali. Sfilano per mantenere il diritto di discriminare, punire e correggere ogni forma di dissidenza o devianza, ma anche per ricordare ai genitori di bambini non-eterosessuali che il loro dovere è di vergognarsene, di rifiutarli, di correggerli. Noi difendiamo il diritto dei bambini a non essere educati esclusivamente come forza-lavoro e riproduttiva. Difendiamo il diritto dei bambini a non essere considerati come futuri produttori di sperma e futuri uteri. Difendiamo il diritto dei bambini a essere soggettività politiche irriducibili a un’identità di genere, di sesso o di razza.

*Filosofa, docente di Storia politica del corpo a Paris VIII, autrice del Manifesto contro-sessuale (2000), Il Dito e la Luna (2002). Tratto da Libération, 14.1.2013. Traduzione dal francese a cura di Dinamopress.

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