Veniamo da un anno intenso di lotte e di scommesse, tutte ancora aperte. Un anno in cui abbiamo praticato una critica radicale alla ristrutturazione neoliberista del capitalismo, al lavoro non pagato, alle politiche di austerity, al razzismo, al neocolonialismo facendo emergere e dando corpo a un posizionamento transfemminista e queer di movimento, anche in questa provincia dell’Europa.
Nelle piazze dello sciopero sociale, nel movimento no expò, nelle iniziative contro le sentinelle e i cattofascisti sono diventate sempre più centrali le pratiche performative create collettivamente in questi anni.
Abbiamo reso visibile lo sciopero dei/dai generi e l’autoinchiesta come strumenti di lettura e resistenza di fronte all’assoggettamento delle differenze nel biocapitalismo contemporaneo.
Abbiamo rafforzato le nostre reti politiche e affettive come forma alternativa di cooperazione sociale e politica, per sperimentare il mutualismo e la produzione del comune, oltre il patto omosociale.
Abbiamo riattivato una genealogia materialista, femminista e queer di critica al welfare paternalistico, alle forme maschili della politica, alla produzione di corpi e saperi docili: reclamando reddito di autodeterminazione contro il lavoro; piaceri degeneri contro eterossessismo e omonormatività; libertà dai confini e dai muri che il capitalismo finanziario erige per regolare i flussi di popolazione; libertà dal debito e dal ricatto della precarietà.
E’ stato anche un anno in cui abbiamo visto erodere ulteriormente lo stato sociale, le possibilità di stabilizzazione di contratti lavorativi e i margini di negoziazione/contrattazione nei rapporti di lavoro, proprio mentre la precarietà e l’impoverimento stringono la presa sui nostri progetti di vita e sulla nostre esperienze personali e collettive.
La governance della troika imperversa umiliando la Grecia, dando un significato molto, troppo concreto, alla “crisi della democrazia rappresentativa”. La violenza maschile, xenofoba, misogina, transfobica e antiomosessuale è ovunque. I movimenti transfemministi e queer sono il nemico pubblico numero uno delle destre che si stanno riorganizzando in tutta Europa proprio per riaffermare l’eterosessualità riproduttiva come nucleo biopolitico della nazione, in una cornice razzista e xenofoba. E su quegli scogli di Ventimiglia noi non ci siamo e questo mancare è un mancare a noi stesse.Per questo sentiamo l’urgenza di rivederci per rilanciare, incrociare e potenziare le nostre lotte.
Per discutere collettivamente, a partire dall’arte queer del fallimento come potenzialità di pensare e agire diversamente, abbandonando pretese totalizzanti e unitarie, pronte a cogliere parzialità, crepe, fratture, smagliature, scarti negli apparati di cattura e nei dispositivi del potere.
Per produrre e mettere in comune saperi indisciplinati, teorie dal basso, e farne alleanze, deliri, coalizioni, reti contro – egemoniche.
Per continuare a r/esistere e pensare agli appuntamenti dell’autunno.
Per creare reti autonome di riconoscimento intersoggettivo e sabotare la promessa di riconoscimento della politica neoliberale e del lavoro non pagato.E allora coraggio, un bagaglio leggero e andiamo alla campeggia.
Clicca sui titoli per leggere l’introduzione di ciascun tavolo/gruppo di discussione.
*Mercoledi’ 29 luglio
*Giovedi’ 30 luglio
Lavoro/non lavoro, reddito e lavoro del “genere”
– costruzione dello sciopero dai/dei generi
– attivismo e accademia: produzione di saperi collettivi/dal basso e rapporto con la produzione accademica; specificità dello sfruttamento e della messa a valore della soggettività della lavoratrice accademica e attivista; strategie di resistenza
*31 luglio
Salute e welfare dal basso
– Consultorie (per esempio consultoria queer bologna e queersultoria)
– Sperimentazioni di neomutualismo economico (per esempio qui)
*Sabato 1 agosto – CAMBIO DI PROGRAMMA:
*Domenica 2 agost0
TUTTI I GIORNI dalle h 21.00 Laboratori di frivolezza tattica:
– workshop di drag king e drag queen
– workshop di squirting
– workshop di collage/autoproduzione di fanzine