EuroSTRIKEpass – un curriculum per scioperare

EuroSTRIKEPASS: brevi istruzioni per candidarsi allo Sciopero Sociale.

La parola Sciopero a cosa ti fa pensare? Alla catena di montaggio? Ai cartellini timbrati? Alla tuta blu o ai colletti bianchi? A contratti di lavoro dipendente?

SCOMMETTIAMO CHE…. ANCHE TU, lavoratore/lavoratrice precaria, intermittente, con partita iva, socia/o di cooperativa, alla ricerca spasmodica di lavoro, alla continua rincorsa del vestito adatto per l’ennesimo colloquio, con il tuo portatile sempre pronto ad intercettare e a produrre flussi di informazione, che hai fatto diventare il tavolo della cucina una postazione su cui accumulare progetti, progetti e progetti. ANCHE TU, attacchinatrice/-tore di annunci con frange che ti proponi come baby-sitter, badante, aiuto stiro, aiuto-compiti, aiuto traslochi, casalinga sull’orlo di una crisi di nervi, commessa o barista che se ti fissano il culo… “eh, il cliente ha sempre ragione!”

PUOI SCIOPERARE!!!

Ma in cosa consisterà il tuo sciopero? Il mondo del lavoro oggi ci sfrutta in mille modi, multiformi e individualizzati: di conseguenza anche le forme di sciopero saranno creative e personalizzate. Lo strikepass, il curriculum vitae fatto per scioperare e non per lavorare, ti aiuta a mettere a fuoco e a comunicare quali parti di te vengono maggiormente messe a profitto e in che modo. Sulla base di questo potrai determinare la tua personale forma di sciopero, o scegliere quella più adatta a te fra quelle già proposte.

Istruzioni per la compilazione:

1) Se hai uno o più lavori, fermati a pensare a cosa fa esplicitamente parte della tua prestazione lavorativa, e a cosa viene invece richiesto implicitamente, senza che sia né riconosciuto né pagato.

2) Se non hai lavoro e lo stai cercando, pensa a quali aspetti della tua identità (ad es. il tuo orientamento sessuale, la tua provenienza, il tuo stile, le tue doti comunicative ecc.) sono considerati fondamentali nelle selezioni; a cosa nascondi di quello che sei nella tua quotidianità e a cosa esasperi o enfatizzi; a cosa entra in gioco del tuo aspetto; a quanto tempo della tua vita dedichi ad accumulare le voci di un c.v. che, in un non meglio identificato futuro, potrà servirti a trovare un lavoro retribuito.

3) Se non hai un lavoro e non lo stai cercando, compila comunque lo strikepass… fidati, scoprirai che lavori molto di più di quanto tu stess* immagini.

4) Una volta compilato lo StrikePass, invialo a campeggia@anche.no
INFO SCIOPERO SOCIALE http://scioperosociale.it

Scarica l’EuroStrikePass da compilare:  formato .odt   formato .doc

Scarica il volantino stampabile di queste istruzioni in formato pdf

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Tariffario del lavoro gratuito

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Lavoro non pagato? Basta!

Da molti anni, le caratteristiche del lavoro domestico e di cura, svolto ancora oggi per il 71,9% dalle donne – ovvero, la disponibilità permanente h24 per 7 giorni su 7, la dipendenza dalle necessità e urgenze altrui, la totale versatilità in assenza di un mansionario chiaramente pattuito, la completa mancanza di tutele e regolarità, l’assoluta incongruenza tra ore di lavoro e remunerazione – sono diventate comuni a tutto il lavoro.

Ormai quella bravura ritenuta tipicamente femminile nel costruire reti, nel prendersi cura dell’altro o nel sedurlo, è una delle competenze più gettonate dal mercato e viene richiesta a tutti e tutte, sebbene con meccanismi diversi per mobilitare le diverse identità di genere: non si tratta più solo di “saper fare” qualcosa, ma di mettere a profitto anche tutto quello che fa parte del “vivere”, le passioni, le idee, la capacità di relazionarsi, l’affettività. Continua a leggere

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sabato 18 ottobre, assemblea nazioAnale a Bologna

Sabato 18 ottobre, dalle ore 11.00, assemblea del SomMovimento nazioAnale c/o Atlantide, piazza di Porta Santo Stefano 6 (Bologna)

Le mobilitazioni che in vario modo stiamo attraversando, sia le lotte sociali contro l’austerity, sia le lotte lgbt in risposta alle manifestazioni omofobe e antiabortiste delle sentinelle, ci mettono di fronte, come sempre, alla necessità di ragionare sulle nostre forme di organizzazione e di lotta. Crediamo, del resto, che questi due piani di intervento, siano, in realtà, uno solo: perché non esiste una lotta anticapitalista e contro le politiche di austerity che non passi per una cooperazione sociale antagonista delle soggettività incarnate (che non sia queer) e non esiste un movimento queer che non faccia propria una critica alla ragione neoliberale.
La prospettiva di sciopero sociale aperta dallo Strike Meeting di Roma, ci sembra rappresentare una buona occasione per potenziare un posizionamento comune transfemminista queer, che sappia contaminare entrambi i versanti di lotta.
Potenzialmente, infatti, la nozione allargata di lavoro cui allude lo sciopero sociale, include molti dei livelli di analisi che abbiamo sviluppato dentro/fuori il Sommovimento: “l’attualità del lavoro di cura”, la condizione queer/precaria, il lavoro del genere, il diversity management come tecnica di assoggettamento e gerarchizzazione delle differenze nel lavoro.
Diciamo “potenzialmente”, proprio perché questa critica situata si darà solo nella misura in cui saranno le soggettività incarnate ad agirla direttamente nelle pratiche politiche dello sciopero sociale, declinato come sciopero DEI/DAI generi.
Lo sciopero DEI/DAI generi (quindi non “DI genere”, ma DA tutte le performance di genere sussumibili dal mercato), contiene a sua volta una potenzialità: mettere un campo pratiche generalizzabili, che rendano visibile il lavoro relazionale, affettivo e sessuato socialmente necessario che obbligatoriamente tutte e tutti svolgiamo in modo gratuito per sostenere la nostra “occupabilità”, per mantenere la nostra occupazione più o meno precaria, e per produrre tutte quelle performance affettive che sempre più spesso vengono esternalizzate e scambiate sul mercato dell’intimità (a questo infatti alludono i tentativi già fatti di sciopero del lavoro di cura, sciopero del “sorriso”, sciopero del lavoro sessuale, etc). Inoltre, la cornice rivendicativa del reddito (che per noi è principalmente reddito di autodeterminazione), e di nuove istituzioni del welfare (che per noi, ad esempio, emergono dal percorso delle consultorie queer), esprime un’ulteriore saldatura “di fatto”, tra lotte transfemministe queer e lotte sociali: rivendicare reddito e welfare, infatti, così come rivendicarci le nostre reti neomutualistiche di altre intimità, anziché mendicare un’inclusione nel patto familista ormai agonizzante, ci consente anche di produrre un’eccedenza rispetto alle rivendicazioni neoliberali del movimento lgbt emancipazionista, scartare il dibattito “democratico”, tutto interno agli equilibri della rappresentanza lgbt e alla mobilitazione e riappropriazione delle istanze queer a fini elettoralistici.

Partendo dalla ricchezza delle nostre sperimentazioni, anche recenti, sabato 18 ottobre, dalle 11 in poi, ci troveremo a Bologna (c/o Atlantide, pzza di porta Santo Stefano 6) per discutere collettivamente se e come attraversare le prossime mobilitazioni contro l’austerity e quali pratiche comuni possiamo immaginarci per queerizzare sia le lotte sociali sia le lotte LGBT.

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SOCIAL STRIKE: GENDER STRIKE

[this translation has been made in july 2015 as a preparatory material for the queer camp; the original version in Italian has published on 13th nov 2014 on this blog and on  Sciopero Sociale blog  in the  context of the Social Strike campaign]
What once defined domestic and care work has now become a common feature of payed and unpayed labour in general: 24/7 availability, being subjected to the command and urgency of others, totalizing versatility when tasks are not clearly stipulated, lack of social welfare and regular income, vast incongruity between work performed and wages earned. Two other essential features of domestic and care work traditionally assigned to women have become generalized: no payment and no recognition. The performance of our labour produces profit. At the same time, these performances are not recognized as labor, therefore they are not payed. They tell us that our performances are not payed because they represent the opportunity to show who we are. They tell us that these performances are necessary in order to realize ourselves, to find a payed job one day, to be hired, to keep the job or to gain visibility. In the very same way, women have been told forever that care work is a way for them (the only way) to express their inner selves

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Queers for Palestine

[english version below]

In questi giorni stiamo assistendo con orrore all’ennesima aggressione militare israeliana alla Striscia di Gaza in seguito al presunto sequestro e omicidio di tre giovani israeliani da parte di Hamas.
Il bollettino di guerra ci parla di decine di morti tra i civili palestinesi, tra cui moltissimi bambini. Mentre il cielo di Gaza esplode senza lasciare tregua ad una popolazione stremata da decenni di occupazione militare e apartheid, Israele continua a presentarsi senza pudore alla comunità internazionale come l’unico stato del Medio Oriente impegnato nella difesa della democrazia, dei diritti universali e del riconoscimento delle soggettività LGBT.

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Autoinchiesta frocia alla Ladyfest di Milano

Nell’ambito del ricco programma della Ladyfest milanese (ma senza sottoscrizione all’ingresso) il SomMovimento NazioAnale propone uno spazio di autoinchiesta dal titolo

LA BORSETTA DI MAMMÀ? MUTUO AIUTO NELLE RETI AFFETTIVE NON FAMILIARI E PRATICHE DI RESISTENZA DENTRO/CONTRO IL LAVORO

Sabato 7 giugno, ore 11:00 – 13:00 e 14:00 – 16:00 @ ZAM, via Santa Croce 19, Milano

Le nostre vite sono fatte di affetti diffusi e molteplici: amic*, amanti, coinquilin*, reti politiche. Le nostre vite sono fatte anche di necessità materiali, e le nostre fonti di reddito sono spesso intermittenti quando non inesistenti. Tradizionalmente, l’aiuto in denaro circola solo nelle relazioni di parentela stretta e in quelle coniugali o similconiugali. I soldi per pagarsi le bollette o per finanziare il proprio prossimo progetto (abitativo, artistico, di studio o di qualunque altro tipo) si possono chiedere solo a mamma e papà, o al proprio compagn*. Esiste un’alternativa alla borsetta di mammà, che non sia sposare uno ricco? Esistono nelle nostre vite pratiche di mutuo aiuto, anche minime, non basate sulla parentela di sangue? E qual è oggi il nostro rapporto con il lavoro, e con l’idea di “guadagnarsi il pane con il proprio lavoro”? SPAZIO DI AUTOINCHIESTA a partire dalle esperienze delle/dei partecipanti.
Considerata la specificità della proposta, quest’incontro non richiede la sottoscrizione giornaliera di Euro 5  all’ingresso.
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Autoinchiesta frocia

Pubblichiamo i report del lavoro dei 4 gruppi di autoinchiesta della campeggia transfemminista queer invernale.

I temi dei gruppi sono stati decisi la sera del venerdì e hanno lavorato per tutta la giornata di sabato, con una plenaria finale.

Nel definire i temi dei gruppi abbiamo cercato di individuare degli argomenti che ci permettessero di restare abbastanza aderenti all’esperienza e di focalizzare la dimensione incarnata e praticata di quei macrodiscorsi che, alla campeggia estiva, avevamo suddiviso nei tre “tavoli”; inoltre, abbiamo cercato dei temi potenzialmente trasversali, che ci permettessero di evidenziare i collegamenti fra la dimensione degli affetti e delle relazioni, quella del reddito e del lavoro e quella del welfare/mutualismo. Per dettagli sulla modalità di lavoro dei gruppi rimandiamo a questo post.

Il contenuto dei report è solo un resoconto parziale e  provvisorio di un lavoro che non intendiamo concluso, e può essere il punto di partenza per laboratori di autoinchiesta che si possono svolgere nelle diverse città all’interno di collettivi o gruppi di amiche o nel contesto di eventi pubblici (se lo fate, perfavore raccontatecelo! usate lo spazio dei commenti o la campeggia(at)anche(punto)no)

Gruppo Prestare/regalare/condividere soldi o altre risorse materiali

Gruppo Mircopratiche di resistenza dentro/contro la cultura del lavoro

Gruppo Gestione del lavoro e delle responsabilità di cura nelle relazioni personali (coming soon)

Gruppo Pratiche queer nella quotidianità

Gruppo Come mobilizzare la depressione (essendo un tema complesso e ancora molto poco battuto e sul quale non abbiamo ancora un linguaggio comune il gruppo ha bisogno di lavorare ancora prima di poter pubblicare qualcosa: comunque coming soon)

Di seguito la traccia proposta a tutti i gruppi come guida per il lavoro. Non era necessario seguirla strettamente, nè coprire per forza tutti i punti (nonostante ciò, alcuni gruppi non ci si sono trovati bene: questo ci fa riflettere sull’importanza di sentirsi libere di adattare gli strumenti alle esigenze delle persone e del tema trattato).
1) mappatura di esperienze
– individuali, amicali o politiche
– direttamente vissute oppure conosciute da libri etc
– sia dal punto di vista delle pratiche che del vissuto

2) mappatura di bisogni/mancanze

3) strumenti di indagine (le “domande giuste” per allargare l’autoinchiesta)

4) proposte pratiche/soluzioni (proposte per migliorare o estendere ad altr* esperienze esistenti o per crearne di nuove; come fare il salto dall’amicale-privato al collettivo-politico).

 

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Report del gruppo Micropratiche di resistenza dentro e contro il lavoro

Campeggia transfemminista queer invernale

Villa Torre, Parco regionale dei gessi e dei calanchi bolognesi, 24-26 gennaio 2014

Gruppo di autoinchiesta
Micropratiche di resistenza dentro e contro il lavoro

[leggi i report degli altri gruppi]

Domande di partenza: 
Cosa è per te la cultura/l’etica del lavoro?

Quali sono le tue pratiche di resistenza o di adesione rispetto a: meritocrazia, gerarchie, competitività, mobbing, flessibità, lavoro di cura, diversity management?

Hai mai avuto esperienze di cooperazione e solidarietà nella precarietà?
Quali competenze (sociali, umane) metti/ti vengono richieste nel lavoro?

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Report del gruppo “Pratiche queer della quotidianità”

 

Campeggia transfemminista queer invernale

Villa Torre, Parco regionale dei gessi e dei calanchi bolognesi, 24-26 gennaio 2014

Gruppo di autoinchiesta
Prestare/regalare/condividere soldi o altre risorse materiali

[leggi i report degli altri gruppi]

 

Le nostre domande di partenza:

 

Cos’è per te il queer? Come vivi il queer nella quotidianità (lavoro, relazioni, identità, spazio pubblico…)?

 

Qual è differenza tra attivismo queer e attivismo LGBT?

 

Quali sono per te temi centrali/le lotte dell’attivismo queer?

 

Come intersecare le lotte partendo dalle nostre differenze/somiglianze? (migrant*, reddito…)?

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